Cherrylli, fate musica per il gusto di farla, e di amarla

Esordio discografico per Sofia Malpeli, in arte Cherrylli, con l’album “Nomi”.
Pubblicato ufficialmente da Areasonica Records su tutte le piattaforme digitali ed anche in formato CD, l’album è il frutto della collaborazione tra Cherrylli e Dario Rabboni, in arte Dici, già produttore e autore dei testi della band Scala H.

Il primo singolo estratto dall’album è “Caselline”, in rotazione sulle migliori radio indipendenti italiane.

Nascere in una famiglia o in un contesto sociale definito e vedersi già assegnate le proprie “caselline”: istruzione e carriera, frequentazioni e anche hobby ed interessi. Cosa rimane ad uno spirito libero se non ricordare gli insegnamenti del proprio nonno che col senno di poi sembra “tracciare la scia” di una vita da reinventare? Con il brano “Caselline”, la interprete Sofia Malpeli in arte “Cherrylli” con la sua calda voce soul accarezza i testi e le melodie di un album, “Nomi” concepito con l’aiuto dell’autore “Dici” e della sua ristretta cerchia di amici musicisti parmensi.

CMZ: Ciao Sofia, prima di tutto vogliamo sapere perché “Cherrylli”?
Sofia:
Cherrylli, nome inventato, è la maschera che in ogni video si trasforma, è il racconta storie che rappresenta l’autore. Dalla ciliegia prende il rosso della sensualità femminile per rappresentarmi, ma attraverso il personaggio che nasce viene traslata in una giovinezza intellettuale, nella curiosità infantile che osserva il mondo. Cherrylli perciò è un
nome che va a rappresentare la complessità dell’esistenza come viene raccontata nei brani, che non prende vie definitive ma crea percorsi accidentali e inaspettati. Con questo nome, associato alla maschera, ho voluto omaggiare i testi evocativi di Dici (Dario Rabboni), che con la sua celebre semplicità sorprendente ha portato in musica le emozioni che tutti noi proviamo.

CMZ: Che generi musicali possiamo ascoltare in “Nomi”?
Sofia:
In quest’album potrete viaggiare attraverso vari generi musicali. Si passa dal pop 90’s come in “Una canzone per Sara”, al rock come per esempio in “Caselline” o “Succo e vitamina”, planando su un 80’s style come in “Ragazza molto normale” con riff alla Flashdance nel ritornello, per passare al genere cantautorale che troviamo in “Nelle sere di Cristallo” e “Su come un gabbiano”. Si arriva infine ad un pop più moderno in canzoni come “Navy” e “Nuovo fiore”. E’ un album dall’aspetto polimorfo che segue le inclinazioni di ogni testo e vi si adatta.

CMZ: Come nasce la collaborazione con Dario Rabboni?
Sofia:
Dario e io abbiamo iniziato a lavorare insieme sulla canzone “Qua a Modena” nel nostro studio di registrazione, RealSoundStudio, a Langhirano. E’ stato un caso fortunato: lui aveva bisogno di sentire la linea melodica cantata sotto un arrangiamento ed io l’ho provata. Da allora siamo diventati prima collaboratori, poi amici. Con Dario è sempre un’esperienza stimolante, perché i suoi testi sono di una bellezza rara ed è difficile riuscire a dare alle parole il giusto peso, senza renderle banali o stucchevoli. La poesia che ne esce, penso simboleggi al meglio l’affinità musicale che ci accomuna. In seguito grazie ad Areasonica Records il nostro lavoro è riuscito a decollare con un buon riscontro del pubblico. Sono davvero molto orgogliosa del lavoro che abbiamo fatto insieme e sono felice di poter dire che il secondo lavoro che uscirà a breve sarà ancora migliore.

CMZ: Elencaci cinque artisti o bands che hanno influenzato il tuo sound.
Sofia:
Credo che per i miei gusti musicali, molto ha influito il cantautorato italiano, come Lucio Battisti, che amo da sempre e del quale ho cercato di riprodurre al meglio la capacità di chiarire con la musica il significato delle parole dette. De Gregori, del quale si può intuire un richiamo in “Nelle sere di cristallo” che prende spunto dalla sua sonorità semplice e raccontata. Poi naturalmente mi sono ispirata a canzoni che ascoltavo da giovanissima e quindi alle boyband e alla musica degli anni ottanta che mi hanno tramandato film cult dell’epoca.
Infine credo che in me sia sempre esistita una vena rock e blues molto accentuata. Ho sempre ascoltato artisti come Green Day, The Cure (che vengono in qualche modo ricordati in “succo e vitamina” nella sua atmosfera), e poi artisti Blues & Soul come Aretha Franklin, Etta James, Nina Simone o Ray Charles. Ce ne sarebbero un’infinità da citare tra i più svariati generi musicali, ma mi fermo qui per non dilungarmi troppo.

CMZ: Parlaci dei videoclip che accompagnano le canzoni dell’album.
Sofia:
I video, soprattutto quelli di “Una canzone per Sara” e “Nelle sere di cristallo”, senza nulla togliere a “Caselline” che è stato girato e montato da un bravissimo artista (Gioacchino Magnani), sono il mio orgoglio più grande. Infatti gli ultimi due videoclip sono stati ideati e montati da me, con l’aiuto di Fausto Accorsi alla camera e degli attori della compagnia teatrale “El Bornisi”, tra cui Sara Zinelli, Chiara Accorsi, Martina Ugolotti e Matteo Ferzini. In questi due video
prende forma l’idea della maschera, di questa figura ambivalente e a tratti ambigua che racconta le storie descritte nei testi. In “Una canzone per Sara” il personaggio diventa un burattino tra le mani di Moire, rappresentate dalle ballerine, che disegnano il suo destino indicandogli il percorso da prendere. “Nelle sere di cristallo” invece, è la maschera che dirige la storia del protagonista, facendogli affiorare ricordi di una gioventù dimenticata per rammentargli che l’età non comporta necessariamente la perdita di curiosità o di spensieratezza, ma che ne cambia semplicemente l’aspetto. Quindi quest’idea di polimorfia che accompagna sia gli arrangiamenti che i testi, viene accentuata e sottolineata nei video.

CMZ: Lascia un consiglio a chi vuole intraprendere la strada della musica!
Sofia:
Il mio consiglio per chi vuole prendere questa direzione, avendo lavorato con diversi artisti e avendo io stessa percorso questa strada, è di fare musica per il gusto di farla, di amarla. Se si intraprende questa carriera si deve essere disposti a non arrivare da nessuna parte, la musica non dev’essere un business ma una passione, altrimenti perde di spontaneità e di valore. Questo è l’unico consiglio che darei. Spesso non si arriva al successo, ma non è il successo che deve contare nell’arte. Ciò che conta è la passione.

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