We’re All Messed Up parla di come siamo tutti meravigliosamente, totalmente incasinati, ognuno in un modo diverso; ognuno di noi è costretto a crescere, allontanandosi da un mondo in cui i mostri esistono solo sotto il tuo letto per giungere in un altro in cui i mostri vivono con te. Sono nella tua testa e nel tuo mondo. Ti seguono in giro e ti prendono per mano mentre ti guardano e ti salutano. Una presenza silenziosa ma continua.
È una favola, una riflessione, e un monito per ricordarci che non dovremmo mai permetterci di giudicare gli altri perché non sappiamo veramente cosa stiano passando.
We’re All Messed Up” è una canzone malinconica indie-alternativa gotica-pop, nata da un beat dark trip hop “regalato” dai Pitch1Beatz; sonorità cupe ma calde coesistono con batterie digitali, organo e pianoforte, incorniciate da rimandi a Bach e alla musica classica.
Scritta in collaborazione con Stefano Iuso, Luca Merope e Fabrizio Palermiti, la canzone fa parte di un album scritto, registrato e prodotto in 30 giorni a Milano durante la pandemia globale; i brani sono in uscita nel corso del 2021.
L’oscurità che filtra attraverso la musica e tinge l’intero album è un malinconico fil rouge, che riflette l’oscurità letterale e metaforica degli ultimi tempi anche attraverso foto e grafiche malinconiche e scure, dove risalta un filo di luce.
Un mondo in bianco e nero, che però cerca ancora di trovare la speranza nel mezzo della follia.
The ups and the downs, just walking around
In circles, in circles but making no sound
‘Cause people don’t listen, it’s just wishful thinking
So pick yourself up, you’re fucked up…but amazing
Vivi con i tuoi mostri, loro vivono con te
Nata a Milano e diplomata in pianoforte presso il Conservatorio G. Verdi, Skùmaskot combina toni elettronici, intensi e profondi, con una voce ariosa, in uno stile che ricorda un misto tra Billie Eilish e Daughter. La musica si tinge di influenze fantasy letterarie (come J. R. R. Tolkien) e di sezioni ritmiche epiche reminescenti di Imagine Dragons.
Il nome Skùmaskot significa “angoli sospettosamente bui” in islandese, ed è stato scelto come tributo alla band Sigur Rós. Il primo album di Skùmaskot – scritto durante la pandemia globale del 2020 – incorpora un feeling gotico-urbano con un sound indie-pop e qualche influenza trap, focalizzando l’attenzione su una generazione di millennial che si sente persa e ansiosa, incapace di trovare un vero posto nel mondo mentre il
tempo sta velocemente scivolando via.
Una raccolta distopica e post-apocalittica di racconti di un mondo che non è ancora del tutto riuscito a salvarsi, accompagnata da una ricerca grafica onirica e fantastica ed un’estetica interamente in bianco e nero.