Matteo Ferrari, amo comunicare attraverso la musica e la recitazione

Abbiamo fatto una chiacchierata virtuale con l’artista Matteo Ferrari, cantante ed attore teatrale che ha da poco pubblicato “Maramao”, un disco nel quale ripercorre la storia della musica italiana attraverso l’interpretazione di brani composti tra gli anni ’30 e ’40. Buona letturra!

CMZ: Matteo Ferrari, felici di ospitarti! Partiamo e ti chiediamo una descrizione sintetica di te e della tua arte per i nostri lettori
Matteo Ferrari:
Grazie dell’ospitalità! Sono un attore e cantante che ama comunicare attraverso la musica e la recitazione.

CMZ: Abbiamo ricevuto ed ascoltato Maramao, il tuo nuovo disco che già incuriosisce per il titolo. Perché lo hai chiamato così?
Matteo Ferrari:
Volevo una parola che racchiudesse il bisogno di spensieratezza, che è stato fondamentale per i compositori, i parolieri e tutti gli artisti che, fra le guerre, hanno portato avanti la loro arte. Volevo, anche, che questa parola riportasse alla mente dell’ascoltatore un ricordo, per questo l’ho chiamato Maramao.

CMZ: Approfondiamo il discorso: Maramao è formato da quattordici cover di brani italiani scritti tra le due guerre mondiali. A sottolineare il tutto, la data di pubblicazione, fatta coincidere con il 27 gennaio, giorno della Matteo Ferrari: Memoria. A cosa attribuisci il perché di questo lavoro?
Alla gioia che ho nel cantare questo repertorio e all’importanza di preservarlo. Provo sempre un po’ di paura quando qualcosa di bello, come può essere una bella musica o un bel teatro, viene messo da parte o, ancora peggio, dimenticato. Spero che questo mio progetto artistico stimoli la voglia di approfondire nei più giovani, mentre il ricordo nei meno giovani.

CMZ: Ciò che maggiormente colpisce a parer nostro sono due cose: la volontà di mantenere intatte le interpretazioni, ma il più possibile vicine all’originale, e il risultato incredibilmente raffinato ma al contempo “intrattenente”. Nello specifico in che modo hai lavorato in fase di arrangiamento ed in studio di registrazione?
Matteo Ferrari:
Ho collaborato con Riccardo Barba, amico, arrangiatore e pianista che ha diviso con me la produzione artistica di tutto l’album. Entrambi abbiamo una formazione sia classica che jazz, io declinata nel teatro musicale. Ci siamo confrontati molto, abbiamo ascoltato molte registrazioni dell’epoca e gli strumenti che venivano suonati. Abbiamo aggiunto al classico piano trio la fisarmonica, il clarinetto e la chitarra. Per quanto riguarda la forma più teatrale che hanno assunto i brani, beh, è stata fondamentale la tournée di “Maramao, canzoni tra le guerre” del 2020. Mi ha permesso di testare l’interazione con il pubblico, dunque limare qui, aggiungere lì… insomma: ho avuto la possibiltà di rodare per bene quella che poi sarebbe stata la tracklist dell’album.

MARAMAO

CMZ: Però vogliamo chiedertelo: non hai pensato che rendere queste cover più attuali sarebbe stato meglio? Forse avresti potuto raggiungere un pubblico maggiore? O forse si sarebbe persa la magia del progetto?
Matteo Ferrari:
Onestamente, no. Venendo dal musical theatre, dunque essendo abituato a mettermi a servizio del lavoro dei compositori e dei liricisti, far fede allo spartito è parte del mio lavoro. Quindi, sì, forse agendo in altri modi si sarebbe persa la magia del progetto.

CMZ: Ci racconti com’è Maramao dal vivo? Sul palco di un teatro?
Matteo Ferrari:
C’è un senso in più, ovvero la vista, che arricchisce l’esperienza dello spettatore. Ogni sera dialogo con il pubblico, che cambia di volta in volta. Ecco, in assenza della performance visiva e di tutto ciò che ne deriva, nell’album ho dovuto lavorare maggiormente sulla voce e su tutti gli stimoli uditivi. Un lavoro che mi ha permesso di andare in profondità e imparare molto.

CMZ: Maramao viene pubblicato anche in USA per la PS Classics. Come sei arrivato a collaborare con loro? Come sta andando il disco lì? Hai già avuto riscontri?
Matteo Ferrari:
Quand’ero studente alla Bernstein School of Musical Theater studiavo sui cast album della PS Classics; il loro catalogo per me è sempre stato sinonimo di qualità (Fun Home, Sunday in the Park with George e On the Town, solo per citarne alcuni). L’influenza americana nelle composizioni italiane fra le due guerre è evidente, per questo volevo che il missaggio e la masterizzazione venissero eseguite oltreoceano, quasi a chiudere simbolicamente il cerchio e dare quell’impronta americana che, immagino, sarebbe piaciuta molto ai nostri compositori. Ho scritto a Bart Migal, ingegnere del suono che lavora per PS Classics e gli ho parlato del mio progetto. S’è dimostrato subito interessato tanto che, dopo aver terminato il mix di Maramao, mi ha presentato a Tommy Krasker e Philip Chaffin – fondatori dell’etichetta – che hanno concordato con Bluebelldisc Music la distribuzione negli Stati Uniti e nel Canada. Sono felice perché, anche lì, il mio lavoro viene apprezzato!

CMZ: Pandemia permettendo, pensi di esibirti anche in America? Magari a Broadway? In Italia invece in quali città ti vedremo?
Matteo Ferrari:
Se capitasse l’occasione, volentieri! A quale performer di musical non piacerebbe esibirsi a Broadway? In Italia sarò in scena con il mio concerto, “Maramao, canzoni tra le guerre”, sabato 26 febbraio all’Auditorium “Antonio Vivaldi” di Cassola (Vicenza), sabato 5 marzo al Teatro parrocchiale di Canal San Bovo (Trento), sabato 12 marzo al Teatro comunale di Pergine Valsugana (Trento) e sabato 9 aprile al Teatro comunale “Carlo Goldoni” di Bagnoli di Sopra (Padova).

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