Francesco Savini cerca una cura per la sua ipocondria nel nuovo singolo “Equatore”

“L’altro giorno in erboristeria cercavo una cura per la mia ipocondria”. Così si apre Equatore, il nuovo singolo di Francesco Savini, in uscita il 30 settembre 2021 per Le Siepi Dischi in distribuzione Believe Digital. Una canzone che è stata scritta in un periodo complicato dove hanno iniziato a prendere il sopravvento pensieri negativi, in primis l’ipocondria citata nel brano, che si insidia nel cervello proprio nei momenti di maggior vulnerabilità. La canzone ci presenta Francesco alle prese con alcuni metodi “convenzionali” per uscire da questa trappola, come una bevuta di troppo, ma anche con la realizzazione che alla fine per un cantautore la cura migliore resta sempre scrivere testi. Questa la genesi di Equatore, che Francesco descrive come “un susseguirsi di flussi di coscienza a cui dopo ho trovato un senso, ma che in realtà in quel momento erano solo un insieme di immagini e di parole che suonavano bene nella mia testa: mi piace giocare con i suoni delle parole e sperimentare scrivendo musica in funzione del testo”. Il brano si apre in tono smorzato e sommesso, quasi in punta di voce, ma esplode da metà in poi con un ritornello appiccicoso e un sound fiero e potente, come se l’artista avesse effettivamente trovato la cura per la sua ipocondria e ce la presentasse con orgoglio.

“L’altro giorno in erboristeria cercavo una cura per la mia ipocondria”. Così si apre Equatore, il nuovo singolo di Francesco Savini, in uscita il 30 settembre 2021 per Le Siepi Dischi in distribuzione Believe Digital. Una canzone che è stata scritta in un periodo complicato dove hanno iniziato a prendere il sopravvento pensieri negativi, in primis l’ipocondria citata nel brano, che si insidia nel cervello proprio nei momenti di maggior vulnerabilità. La canzone ci presenta Francesco alle prese con alcuni metodi “convenzionali” per uscire da questa trappola, come una bevuta di troppo, ma anche con la realizzazione che alla fine per un cantautore la cura migliore resta sempre scrivere testi. Questa la genesi di Equatore, che Francesco descrive come “un susseguirsi di flussi di coscienza a cui dopo ho trovato un senso, ma che in realtà in quel momento erano solo un insieme di immagini e di parole che suonavano bene nella mia testa: mi piace giocare con i suoni delle parole e sperimentare scrivendo musica in funzione del testo”. Il brano si apre in tono smorzato e sommesso, quasi in punta di voce, ma esplode da metà in poi con un ritornello appiccicoso e un sound fiero e potente, come se l’artista avesse effettivamente trovato la cura per la sua ipocondria e ce la presentasse con orgoglio.

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