Davide Peron – “Passaggi”
Talvolta, è capitato a tutti di ascoltare un disco e, se quello prodotto ed espresso, sia tutta farina sincera o ci sia dietro una mirata strategia commerciale. Nel caso del vicentino Davide Peron, il dubbio non sussiste, in quanto è uno di quei rari artisti che sarebbe incapace d’inventarsi cose che non sa e non vede e ce ne dà la prova per la sesta volta col nuovo album “Passaggi”, che racchiude sette finezze cantautorali dall’eleganza forbita.
Dietro alla realizzazione dell’opera c’è, purtroppo, una ferita che ha lasciato i segni nell’indole di Davide: la scomparsa prematura del noto producer Claudio Corradini, il quale fece in tempo a definire questa prova
un “lavoro superiore”. Non s’è mica sbagliato di tanto. Il tutto si schiude “All’improvviso” con garbato tribalismo d’autore. Poi, pianta “Una vite” che cresce nei terreni di Ivano Fossati, con grappoli sonori squisitamente delicati, mentre nel singolo “La disobbedienza” fan capolino anche pennate di chitarra elettrica senza, tuttavia, perdere un’identità acustica di base. Tutt’altra aria soffia nella genuina “Non ciapa macia”, con il flauto magico che dona contorni favolistici. E poi, troviamo quei…passaggi, nei quali la pelle fatica a non accapponarsi, per il brivido stampato grazie alla bellezza narrativa ed ambientale della coppia: “Beate voi stelle” e “Lieve”. La struggente strumentale “Senza nulla pensare” è quel raffinato sigillo che in molti, sognano di elargire per un arrivederci che si ricordi. “Passaggi” è disco che “buca” l’anima con intensità e malinconia, ricordandoci (principalmente) che un maggior slancio verso il prossimo è sinonimo di ricchezza e nutrimento d’esperienza, a patto di sbottonare presto la camicia di forza dell’egoismo vanitoso, in un’epoca individualista e spersonalizzante. Davide, però, questo invito non lo esprime con la spocchia dell’artista-educatore (quale è…) o con la recita di un attore promettente (quale è…) ma con spontaneo altruismo: quello che serve per riconciliarci col mondo.
MAX CASALI