Carboidrati, il primo peccato di gola, un estratto saturo dall’album d’esordio di Antonio Freno
I Carboidrati sono tra gli attimi di Piacere che Antonio Freno identifica nell’uomo del nuovo millennio, l’equivalente di una massiccia chitarra elettrica che fa da tentazione a una grottesca voce blues-rock.
L’estetica meme sta avanzando per prendersi tutto, cantautori compresi, e Antonio Freno non se ne vergogna affatto. L’artista calabrese di base a Bologna distrugge le norme compositive dei grandi autori, perché si sa, le icone, per essere superate, vanno distrutte. Da questo assunto nasce Carboidrati, un brano che racconta le vicissitudini di una persona incline a divorare cibo spazzatura: pasta, pizza, patatine. Non un messaggio nascosto, quanto più una lista della spesa ricca di critica intellettuale.
Carboidrati è il primo tassello di un album che descrive alcuni vizi di quel periodo indefinito che è l’adolescenza, età dell’innocenza e della ribellione. L’elemento centrale del brano, infatti, è la chitarra elettrica, simbolo di incoscienza ed eccitazione immotivata, estremo come un kebab a mezzanotte. Antonio Freno celebra i Carboidrati preferiti dell’uomo d’oggi: dalla cucina italiana ai fast food americani, senza tralasciare gli all you can eat cinesi, restituendo un quadro in bilico tra il godimento e l’autodistruzione da cibo.
I quattro colpi di piatti che inaugurano il pezzo sono un omaggio a Daft Punk is Playing in my House degli LCD Soundsystem adagiato su un arrangiamento blues. La voce si fa trascinare dalla melodia di chitarra, recitando la parte di un narratore onnisciente in un cortometraggio demenziale. Nel ritornello invece si omaggia Frank Zappa di Apostrophe per arrivare infine a un assolo di chitarra (sì, un assolo) che spacca la canzone a metà.
Carboidrati è il brano che apre la tracklist di Piacere, album d’esordio di Antonio Freno in uscita il 21 giugno. Nel disco, per i buongustai una futura tappa gastronomica obbligata tra Emilia e Calabria , si esplorano le più recondite forme dell’appagamento, pur mantenendo uno sguardo critico-collettivo.